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Ma quanta crema solare devo mettere?

L’estate si avvicina, il sole batte più forte e le giornate si allungano. Passiamo maggior tempo fuori casa, all’aria aperta, di quanto non facciamo durante l’inverno. La voglia irrefrenabile di prendere il sole ci porta ad esporci maggiormente alla radiazione solare e questo non è sempre un bene. Anzi, quasi mai!

Estate o inverno, primavera o autunno… la radiazione solare è sempre in grado di danneggiarci seriamente, persino quando è nuvoloso, anche se passiamo poco tempo al sole ed anche se siamo scuri di carnagione oppure siamo già abbronzati; il rischio interconnesso all’esposizione alla radiazione solare non è mai da sottovalutare. Ed ecco che infatti compaiono le creme solari sugli scaffali di tutti i supermercati, in ogni farmacia e parafarmacia, nelle profumerie ed in qualsiasi negozio dedicato alla cosmesi… SPF, UVAPF, crema viso con fattore di protezione, creme solari colorate, spray con SPF! E non possono mancare gli oli e le acque abbronzanti, gli integratori che “favoriscono” l’abbronzatura, gli alimenti ricchi di carotenoidi, gli autoabbronzanti etc. Ma che significa SPF? Che differenza c’è tra raggi UVA e quelli UVB? Cosa rischiamo veramente se non applichiamo correttamente la crema solare? Quanta crema bisogna applicare ed ogni quanto?

SPF: il fattore di protezione solare

L’SPF, acronimo di sun protection factor, è un indice utilizzato per descrivere e rappresentare il grado di protezione di un prodotto solare in riferimento, esclusivamente, alla radiazione di tipo UVB. Si tratta sostanzialmente di un numero che indica la quantità di raggi UVB che vengono “bloccati” dal filtro solare. Un prodotto solare con SPF pari a 30 è in grado di far passare solo un trentesimo dei raggi solari che lo colpiscono, una percentuale pari al 3,3%, di conseguenza l’applicazione di una crema solare con SPF 30 protegge dal 96-97% della radiazione UVB, mentre un SPF 50 proteggerà dal 99%, lasciando passare un cinquantesimo dei raggi UVB. Da ciò si deduce che un SPF più alto, per esempio 30, non è il doppio più efficace di un SPF più basso, quindi 15. La controparte relativa ai raggi UVA è invece l’UVAPF, il cui valore generalmente non è indicato in maniera esplicita sulla confezione. La presenza del classico bollino rotondo con la scritta UVA nel mezzo ci garantisce, per legge, che la quantità di UVAPF contenuta all’interno del prodotto solare è quantomeno pari ad un terzo del valore dell’SPF: per un SPF pari a 30, il regolamento europeo prevede che l’UVAPF sia almeno pari a 10.

UVA e UVB

I raggi UV appartengono alla cosiddetta radiazione eccitante e non ionizzante. Circa il 90% dei raggi UV che raggiungono la superficie terrestre è rappresentato dagli UVA. Le restante componente è invece costituita dai raggi UVB, i quali sono ben più aggressivi e dotati di un potenziale patogenetico decisamente più importante, ma fortunatamente vengono schermati dal grande filtro solare terrestre, ossia lo strato di ozono. Il fatto che i raggi UVB siano potenzialmente più pericolosi rispetto agli UVA ha portato l’attenzione della comunità scientifica allo sviluppo di filtri solari che potessero principalmente proteggerci dall’esposizione ad essi, in quanto principali responsabili delle scottature e delle ustioni. Tuttavia, l’attività dei raggi UVB termina sulla superficie della cute, al contrario, ben più subdoli, i raggi UVA sono in grado di penetrare in profondità ed indurre la formazione dei cosiddetti radicali liberi, specie tossiche che possono danneggiare le strutture che sostengono la pelle, provocando lo sviluppo precoce di rughe ed il cosiddetto fenomeno di photoaging, il fotoinvecchiamento cutaneo. Peraltro, l’esposizione protratta negli anni aumenta le probabilità di danno al DNA, causando mutazioni che aumentano notevolmente il rischio di sviluppo di tumori della pelle

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Il sistema NER e la melanina

I meccanismi fisiologici del corpo per difendersi dalla radiazione solare

Il sistema NER (acronimo di riparazione per scissione di nucleotidi) è il principale meccanismo di riparazione del DNA attuato dall’organismo per rispondere al danno causato dalla specie tossiche che si sviluppano a contatto con le radiazioni di tipo UVA.

Un deficit del sistema NER, tipico della malattia xeroderma pigmentoso, porta all’accumulo di mutazioni somatiche che comportano più facilmente la formazione di tumori in seguito anche ad una ridotta esposizione alla luce solare. Detto ciò, l’accumulo di mutazioni a causa di sovraesposizione alla radiazione solare senza aver applicato un filtro UVA efficace è analogamente in grado di stimolare lo sviluppo di cellule trasformate che possono avviare un processo oncogenetico anche in assenza di deficit del sistema NER.

Prima che si attivi il sistema NER, però, l’organismo risponde sin da subito alla radiazione solare producendo melanina. Sebbene questa non sia considerata una componente funzionale della barriera epidermica, la melanina svolge una fondamentale funzione protettiva della pelle direttamente nei confronti dei raggi UV.

A livello dermatologico è bene distinguere due principali tipologie di melanina, prodotte entrambe dai melanociti, a seconda della composizione e del colore. L’eumelanina, più scura, esprime un grado di protezione ai raggi UV più elevato, rispetto alla feomelanina, cui presenta una struttura molecolare più leggera e più ricca di zolfo, oltre che di colore più rosso, responsabile del colorito roseo della pelle. Le melanine dello strato corneo assorbono le radiazioni UV, garantendo un certo grado di protezione all’organismo nei confronti di mutazioni dovute all’esposizione al sole. Questo però non esime coloro che hanno una pelle scura dall’applicare correttamente la protezione solare, sebbene riduca a monte l’esposizione al fattore di rischio (i raggi UVA).

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Quanta ne devo mettere? E ogni quanto?

Tecnicamente sarebbe corretto applicare sull’intero corpo almeno 30 grammi di protezione solare per raggiungere il grado di protezione indicato nella confezione del prodotto. Nonostante ciò, gran parte della popolazione ne applica anche meno della metà di quanto sia veramente utile, raggiungendo di conseguenza un grado di protezione del tutto insufficiente e spesso inadeguato. Inoltre, l’applicazione deve essere indipendente dall’SPF o dall’UVAPF, pertanto qualsiasi grado di protezione noi andremo ad indossare, la quantità da applicare sarà sempre la stessa, ossia 30 grammi, o più precisamente 2mg per ogni ml di pelle. In sintesi, applicando metà dose di una protezione con SPF 30, l’effettivo grado di protezione della nostra pelle non sarà di certo pari all’applicazione di una protezione con SPF 15, ma molto inferiore (circa 5).

L’applicazione quotidiana della crema protettiva sul viso è fondamentale per ridurre il più possibile l’impatto dei raggi UVA nel lungo termine. In questo caso, è buona norma applicare un cucchiaino colmo di crema su tutto il viso e ripetere l’applicazione almeno ogni tre ore, anche più di frequente laddove se ne senta la necessità o l’esposizione al sole sia continuativa e quindi ininterrotta (come al mare).

Piccolo consiglio: è sempre meglio applicare la crema prima di esporsi al sole, riapplicando una seconda dose più o meno corposa dopo massimo 30 minuti. Questo ci assicura di raggiungere la giusta quantità di crema utile per esprimere il giusto grado di protezione, inoltre ci permette di distribuire la crema in maniera uniforme anche sulle aree che più di frequente ci scordiamo di coprire.


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